Arriva la Tac turbo, dura meno di un battito del cuore

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CON UNA RIDUZIONE DELLE RADIAZIONI FINO AL 90%

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Per la prima volta in Italia, a Roma, è operativa la ‘Tac turbo’: una scansione dura meno di un battito del cuore con una riduzione di radiazioni fino al 90 per cento. La Tac ha una modalità di acquisizione chiamata Turbo Flash che le permette di arrivare a coprire massimo 73,7 cm/sec, è l’unica a poterlo fare. Questo si traduce in una scansione del torace in 0,4 secondi e un quantitativo di radiazioni come una normale RX torace, una scansione del cuore in 0,15 secondi, meno di un battito cardiaco, con un quantitativo di radiazioni pari a quattro radiografie, e una scansione di tutto il corpo in 4 secondi, spiega Paolo Pavone, responsabile della Radiologia alla Mater Dei di Roma dove è disponibile, prima in Italia e fra le poche in Europa. La Tac diventa così più accessibile anche per i pazienti ‘difficili’ come bambini e anziani perché non si deve ricorrere alla sedazione. E nei casi in cui è richiesto l’uso di mezzo di contrasto, la dose è dimezzata.
La velocità consente di catturare le immagini più dettagliatamente, dice Pavone, soprattutto di organi in movimento come il cuore. ”Riesce a ‘congelare’ l’immagine del battito cardiaco e, ai fini della diagnosi, questo è fondamentale. Oggi sottoporsi all’esame delle coronarie con la TAC CT Force equivale a farsi 4 radiografie al torace, il che spazza via anche le ultime obiezioni. Per quanto riguarda il polmone – aggiunge – oggi grazie a questa macchina si può fare un esame TAC del torace ad alta risoluzione con una dose comparabile ad una radiografia convenzionale individuando il tumore del polmone in una fase davvero precoce. Impieghiamo 0,4 secondi (contro i 5 di prima) con una dose di raggi pari a 0,2 mSv come una radiografia (contro i 4 mSv, più di 25 radiografie)”.

da ANSA.IT Salute&Benessere del 29.09.2016

Tumori, al Nord si sopravvive di più. Al Sud meno casi.

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GLI ABITANTI DEL MERIDIONE PROTETTI DA DIETA E STILE DI VITA. QUELLI AL COLON RETTO, AL SENO E AL POLMONE I PIU’ DIFFUSI.

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Rispetto al passato, oggi è più probabile sopravvivere al cancro ma le diagnosi di tumori in Italia sono in aumento. Per la precisione ogni giorno mille persone ricevono una nuova diagnosi e si tratta soprattutto di donne, colpite maggiormente rispetto agli uomini. Nel 2016 sono state stimate complessivamente più di 365.000 nuove diagnosi di cancro. Ci si ammala di tumore più al Nord che al Sud Italia, anche se il tasso di sopravvivenza è nettamente inferiore nel Meridione. E’ quanto emerso dal censimento ufficiale giunto alla sesta edizione, che fotografa l’universo cancro in Italia, grazie al lavoro dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e dell’Associazione registri tumori (Airtum), raccolto nel volume “I numeri del cancro in Italia 2016″ presentato ieri all’Auditorium del ministero della Salute in un convegno nazionale. “La sopravvivenza al tumore nel nostro paese è allineata alla media europea e per molti tipi di cancro è superiore. Quello che veniva un tempo considerato un “male incurabile” è divenuto, in moltissimi casi, una patologia da cui si può guarire o, comunque, con cui si può convivere: sta diventando, infatti, sempre più una malattia cronica, come altre, che consente alle persone colpite di avere una vita attiva e soddisfacente” ha affermato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin (foto). Dai confronti si conferma una differenza nel numero di nuovi casi di neoplasie tra Nord e Sud. Il tasso d’incidenza standardizzato per tutti i tumori è tra gli uomini più basso dell’8% al Centro e del 15% al Sud rispetto al Nord; mentre per le donne è più basso del 5% e del 16% rispettivamente. “Da un lato al Meridione - sottolinea Lucia Mangone, presidente Airtum – persistono fattori protettivi che rendono ragione di una bassa incidenza di alcune neoplasie. Dall’altro, la minore attivazione degli screening programmati al Sud spiega i valori di sopravvivenza che, per alcune sedi tumorali, rimangono inferiori a quelli registrati al Nord”. Alla base di queste differenze, quindi, possono esserci fattori protettivi, quali differenti stili di vita, abitudini alimentari, che ancora persistono nelle regioni del Centro e del Sud Italia, ma anche una minore esposizione ai fattori cancerogeni, come abitudine al fumo e inquinamento ambientale. Per contro, nelle regioni del Sud non si è osservata, secondo gli esperti, la riduzione della mortalità e dell’incidenza dei tumori della mammella, colon retto e cervice uterina. Per alcuni tumori come quello all’esofago e il melanoma si confermano tassi di incidenza doppi al Nord rispetto al Sud per entrambi i sessi. Anche per il rene e la pelvi renale l’incidenza è marcatamente minore al Sud, così come per il tumore alla prostata che continua a far registrare tassi di incidenza più elevati nelle regioni del Nord. In controtendenza per entrambi i sessi è un’incidenza maggiore al Sud del tumore delle vie biliari, del sarcoma di Kaposi e del tumore della tiroide. Nelle donne si evidenzia un’incidenza maggiore al Sud per il tumore del fegato. L’incidenza, oltre dal genere e dal luogo, è influenzata anche dall’età: nei maschi giovani (0-49 anni), il tumore più frequente è rappresentato dal cancro al testicolo, praticamente raro negli anziani; a seguire melanoma, linfoma non-Hodgkin, tumore colon retto e della tiroide. Nella classe 50-69 anni e negli ultra settantenni il cancro alla prostata è il più frequente, seguito dal polmone. Nelle donne invece il cancro alla mammella rappresenta la neoplasia più frequente in tutte le classi di età, sebbene con percentuali diverse (41% nelle giovani contro il 21% nelle molto anziane). Nelle donne giovani (0-49 anni anni) a seguire si collocano i tumori della tiroide, melanomi, colon retto e cervice uterina. Nella classe intermedia (50-50 anni) seguono tumori del colon-retto e corpo dell’utero.

di Giancarlo Cologgi da LA SICILIA del 28.09.20156

Aumentano nuovi casi tumori tra le donne, 176.200 nel 2016

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CENSIMENTO AIOM-AIRTUM, MA TRA UOMINI -2,5% NUOVE DIAGNOSI ANNO

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Oggi al cancro si sopravvive in percentuali sempre maggiori, tuttavia un nuovo e preoccupante trend sta emergendo: aumentano i nuovi casi fra le donne, toccando quota 176.200 nel 2016, mentre i big killer colpiscono sempre di meno gli uomini. Nel 2015 erano 168.900 le diagnosi fra le italiane e ogni anno, invece, diminuiscono del 2,5% i nuovi casi nei maschi. Questi i dati del censimento ufficiale, giunto alla sesta edizione, che fotografa l’universo cancro in tempo reale grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), raccolto nel volume ‘I numeri del cancro in Italia 2016′ presentato oggi all’Auditorium del Ministero della Salute. In particolare, quest’anno sono stimati 50.000 nuovi casi di tumore del seno (48.000 nel 2015), da ricondurre anche all’ampliamento della fascia di screening mammografico in alcune Regioni. Per gli uomini, invece, si assiste a un fenomeno opposto, con 189.600 nuove diagnosi e un calo del 2,5% ogni 12 mesi (erano 194.400 nel 2015).
Nel 2016 sono stimate complessivamente più di 365.000 nuove diagnosi di cancro: la neoplasia più frequente è quella del colon-retto (52.000), seguita da seno (50.000), polmone (41.000), prostata (35.000) e vescica (26.600). Ma a fronte del dato relativo all’aumento delle nuove diagnosi tra le donne, sottolinea il presidente dell’Aiom Carmine Pinto, ”un’arma fondamentale è lo screening dell’HPV (papillomavirus) nell’individuare in fase precoce il carcinoma della cervice uterina, uno dei tumori femminili più diffusi nelle giovani donne (under 50), al quinto posto con 2.300 nuove diagnosi stimate in Italia nel 2016”. A questo proposito, ”il nostro Paese, primo in Europa insieme all’Olanda, ha deciso di innovare il programma di prevenzione dando indicazione alle Regioni di spostarsi verso l’HPV come test primario dello screening cervicale – afferma Stefania Gori, presidente eletto AIOM -.

da ANSA.IT Salute&Benessere del 27.09.2016

Il 30% dei tumori al seno colpisce under 50

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MA PER QUESTA FASCIA ETA’ NON ESISTONO PROGRAMMI SCREENING DEL SSN

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Quello al seno resta il tumore più diffuso tra le donne, ma ad esserne colpite sono sempre più spesso le giovani. Ben il 30% delle diagnosi infatti riguarda donne under 50, età al di sotto della quale però, non è previsto nessun programma di screening dal Servizio Sanitario Nazionale.
E’ l’allarme che lancia la Lilt, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, in occasione della conferenza stampa per il lancio della campagna informativa che si svolgerà in tutto il mese di ottobre con iniziative in diverse città. “La prevenzione è una campagna per tutte noi” è lo slogan della 24/ma edizione di “Lilt for women – Campagna nastro rosa”, con una testimonial d’eccezione, Elisabetta Gregoraci. “Sono una donna del sud e proprio al sud l’incidenza dei tumori è maggiore – commenta la conduttrice televisiva e modella -. Con i tumori ho avuto a che fare in famiglia, in particolare con la malattia di mia madre e di mia nonna, quindi so cosa significa, per questo sono felice di fare da testimonial a questa campagna”.

da ANSA.IT Salute&Benessere del 27.09.2016

Cancro al polmone. Come funziona e a cosa serve la biopsia liquida.

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La biopsia liquida, basata sulla ricerca di tracce del tumore nel sangue del paziente, potrebbe diventare uno strumento efficace per il monitoraggio precoce del cancro al polmone, e sta guadagnando sempre più l’attenzione dei ricercatori. Lo sostiene uno studio condotto al German Cancer Research Center (DKFZ) in collaborazione con il National Center for Tumor Diseases (NCT) e la Thoraxklinik di Heidelberg in Germania.

COS’È LA BIOPSIA LIQUIDA

La metodica sfrutta un fenomeno naturale: quando le cellule muoiono, rilasciano nel flusso sanguigno il loro DNA (il cosiddetto DNA libero circolante, cfDNA). Questo succede anche per le cellule tumorali, di cui ora tuttavia conosciamo molte mutazioni genetiche. L’analisi della presenza di queste mutazioni nel cfDNA può quindi fornire informazioni rilevanti sulla presenza della patologia tumorale e tenere traccia delle risposte alle terapie in tempo reale per verificarne, ad esempio, l’efficacia. E per l’analisi è sufficiente un semplice campione del sangue ottenuto con un prelievo.

LO STUDIO NEL DETTAGLIO

Nello studio, i ricercatori hanno studiato 16 pazienti affetti da cancro del polmone, che presentavano mutazioni di rilievo a carico del recettore dell’EGF (fattore di crescita dell’epidermide, Epidermal Growth Factor) e sottoposti ad un trattamento con inibitori della proteina tirosin chinasi (TKI). Per due anni, i ricercatori hanno raccolto campioni del loro plasma e ne hanno estratto e sequenziato il DNA, monitorando nel corso del tempo le variazioni delle mutazioni alla ricerca di eventuali associazioni con i parametri clinici dei pazienti.

I RISULTATI

Dall’analisi dei dati è emersa una variazione delle mutazioni nel cfDNA con il progredire della malattia. I dati mostrano un picco di breve durata che si verifica in concomitanza con l’inizio del trattamento e imputabile alla morte delle cellule tumorali provocata dal farmaco, ma rientrato poco dopo.

Nel periodo successivo, i ricercatori hanno osservato fluttuazioni minime o assenti nelle mutazioni nel DNA circolante nei pazienti stabili o in cui la crescita tumorale era minima. La comparsa di nuovi rapidi aumenti delle mutazioni di cfDNA erano seguiti da una rapida progressione tumorale e decesso del paziente.

In altre parole, la valutazione seriale delle mutazioni EGFR nel plasma del paziente permetterebbe – secondo gli autori – di trarre delle conclusioni sul controllo della malattia e la progressione del tumore e di farlo prima rispetto ai metodi attualmente disponibili.

POTRÀ MONITORARE L’EFFICACIA DELLE CURE

Questi risultati evidenziano la sensibilità della biopsia liquida nella rilevazione e nel riflettere i cambiamenti del tumore in tempo reale. I dati molecolari forniti da questo metodo potrebbero anche contribuire ad informare i medici a prendere decisioni precedenti sulle strategie terapeutiche. Tuttavia, a causa della natura preliminare dello studio, gli autori aggiungono che ulteriori indagini saranno necessarie per stabilire che cosa la biopsia liquida ci può veramente dire.

di Nicla Panciera da LA STAMPA.IT del 27.09.2016

Italia prima in Europa per fumatori adolescenti

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STUDIO DELLA UE, 37% CONTRO UNA MEDIA DEL 21%

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L’Italia è il Paese europeo dove più adolescenti fumano. Emerge da una ricerca condotta nelle scuole di 35 Paesi, tra studenti di 15-16 anni nel 2015, (di questi 24 Stati Ue). Se meno di un quarto della media del campione generale (21%) può essere considerato fumatore – si legge – “l’Italia spicca per la percentuale di fumatori (37%)”.
L’indagine riguarda il consumo di sigarette, alcol, droghe, e altro, ed è stata diffusa dal Centro europeo per il monitoraggio della dipendenza dalle droghe (Espad).L’Italia è seguita da Bulgaria e Croazia (33%), mentre Islanda (6%) e Norvegia (10%) hanno le percentuali più basse. L’Italia è in controtendenza anche per l’età in cui si accende la prima sigaretta. Se nei 35 Paesi la percentuale di coloro che lo fanno prima dei 13 anni è ampiamente scesa, “Cipro, Francia, Italia e Romania rappresentano un’eccezione”, evidenzia lo studio. In Italia il 21% degli studenti ha fumato sigarette nell’ultimo mese prima dell’intervista, quasi il doppio della media dei 35 Paesi (12%). Lo stesso è avvenuto in Bulgaria (25%) e Croazia (23%). E sebbene la Repubblica Ceca risulti il Paese con più adolescenti che consumano cannabis (37%) anche in Italia il fenomeno è diffuso – rivelano le tabelle – ben al di sopra della media. Guardando ad esempio a quanti hanno consumato cannabis ‘negli ultimi trenta giorni’, vediamo che la media nei 35 Paesi è del 7%, mentre in Francia è del 17%, in Italia del 15% e nella Repubblica Ceca del 13%. Inoltre, se la media degli adolescenti negli ultimi 12 mesi ha consumato cannabis 8,9 volte, quelli islandesi lo hanno fatto 14, francesi e islandesi 13, gli italiani 12. Quanto alle nuove droghe psicoattive (Nps), il loro consumo è più diffuso di quello di amfetamine, ecstasy, cocaina o Lsd. Il campione generale presenta una media del 3% tra quelli che le hanno usate negli ultimi 12 mesi. In Polonia ed in Estonia però la percentuale raddoppia (8%), seguono Bulgaria e Croazia (6%) e Irlanda e Italia (5%).

da ANSA.IT Salute&Benessere del 21.09.2016

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