Marzo 31, 2016
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FAVORISCE INSORGENZA MALATTIE CAVO ORALE ED INTESTINO

Il fumo altera drasticamente il microbioma orale, cioè quell’insieme di circa 600 batteri che si trovano nella bocca. Ciò può favorire l’insorgenza di malattie del cavo orale e dell’intestino, ma smettendo nel tempo l’equilibrio nel mix di batteri si ripristina. È quanto emerge da uno studio del Nyu Langone Medical Center pubblicato sull’International Society for Microbial Ecology Journal. Gli studiosi hanno esaminato 1204 campioni di colluttorio utilizzati da uomini e donne la cui salute era già monitorata nell’ambito di studi sul rischio di cancro. I volontari avevano tutti 50 anni o più: 112 erano fumatori, 571 ex fumatori e 521 non avevano mai fumato. Dai risultati è emerso che l’insieme dei batteri della bocca nei fumatori era molto diverso: in più di 150 specie vi era un aumento significativo, mentre in altre 70 una forte riduzione. Dallo studio e’ emerso anche che smettendo si può ripristinare l’equilibrio nel mix di batteri della bocca.
da ANSA.IT Salute&Benessere del 30.03.2016
Marzo 22, 2016
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SI PRENDE PER BOCCA, CONTIENE SOSTANZA CHE COLORA SOLO TUMORE

Una pillola che si prende per bocca e ‘illumina’ il tumore – attaccandosi in modo altamente specifico solo alle cellule tumorali e ai vasi sanguigni tumorali – potrebbe rivoluzionare la diagnosi precoce di cancro al seno, oggi affidata agli screening mammografici periodici non scevri da limiti. E’ l’invenzione messa a punto all’Università del Michigan e resa nota in occasione del 251esimo National Meeting & Exposition della American Chemical Society a San Diego. Si tratta di una pillola che si prende per bocca e che contiene un colorante, in grado di attaccarsi in modo specifico solamente a cellule malate e a vasi sanguigni tumorali, illuminandoli.
Testata per ora sui topi, la pillola potrebbe dunque essere usata per localizzare – attraverso ad esempio un’ecografia – una eventuale formazione maligna. Oggi la diagnosi precoce del cancro al seno si basa sull’esame mammografico da ripetere periodicamente dopo i 40 anni. In passato vi sono state evidenze sia a favore sia contro questo tipo di screening.
da ANSA.IT Salute&Benessere del 21.03.2016
Marzo 21, 2016
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ONCOLOGO COGNETTI SPIEGA REGOLE AUREE DELLA PREVENZIONE

Mangiare bene e nelle giuste quantità, fare attività fisica, sottoporsi agli screening. E poi praticare l’autopalpazione, che è consigliata anche se se non è detto che sia un esame sicuro e fare attenzione soprattutto all’ereditarietà, cioè alla trasmissione di alcuni geni che possono predisporre allo sviluppo della malattia.
Ecco alcune ‘regole d’oro’, le cose da sapere sul tumore al seno, secondo l’oncologo Francesco Cognetti, direttore della Divisione oncologia medica dell’Istituto Tumori Regina Elena, che partecipa all’incontro “Proteggere il seno: prevenzione e diagnosi” promosso da Atena Donna a Roma a favore della prevenzione.
Ecco, punto per punto, i sei consigli dell’esperto.
- Per diminuire il rischio di incorrere in un tumore al seno bisogna fare una dieta bilanciata e si deve evitare di prendere peso. Il sovrappeso infatti e’ un fattore di rischio.
Nell’alimentazione e’ bene mangiare pochi grassi animali e fare attenzione agli zuccheri: l’apporto calorico in zuccheri deve essere infatti equilibrato e non eccessivo – Fare attività fisica anche se non a livello sportivo, come ad esempio le passeggiate, fa benissimo. – Per prevenire il tumore e fare in modo di effettuare una diagnosi precoce bisogna sottoporsi allo screening mammario dai 40 fino almeno ai 75 anni.
- Se ci si ammala e’ bene ricorrere immediatamente a centri specialistici, che hanno una grossa esperienza sulla cura di questa patologia.
- Bisogna distinguere l’ereditarietà dalla familiarità nel tumore al seno. La familiarità e’ più comune quando ci sono due-tre persone in famiglia che hanno questa malattia.
L’ereditarietà consiste nella trasmissione di alcuni geni che predispongono per l’insorgenza del tumore e che determinano incidenza molto alta nella vita: fino al 70-80% delle donne che hanno questa mutazione possono andare incontro alla malattia.
Tutte e due le cose mettono a rischio, ma in chi ha un gene mutato questo rischio e’ molto superiore. Le donne che hanno le mutazioni sono soggette a programmi specifici per la diagnosi precoce, che non sono quelli abituali, con controlli più frequenti e diverse tecniche che non solo la mammografia – L’autopalpazione e’ consigliata,anche se non è un esame sicuro, in un intervallo tra un esame di screening e un altro.
da ANSA.IT Salute&Benessere del 16.03.2016
Marzo 11, 2016
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Domenica 13 Marzo si apre la quindicesima edizione della Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica, promossa dalla Lilt – Lega Italiana per la Lotta contro i tumori. L’obiettivo dell’iniziativa è diffondere la cultura della prevenzione e della diagnosi precoce. Arrivare “prima” di fronte a un tumore è fondamentale per aumentare la sopravvivenza. Secondo le più recenti statistiche, nell’ultimo anno in Italia sono stati diagnosticati circa 1.000 nuovi casi di cancro al giorno. Oltre un terzo non si svilupperebbero se ci impegnassimo ad adottare quotidianamente uno stile di vita corretto come suggeriscono le 10 raccomandazioni del Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro. Tutte queste semplici regole, insieme alla pratica costante dei controlli di diagnosi precoce, permetterebbero non solo di ridurre l’incidenza dei tumori, ma anche di trattare più efficacemente le persone già malate.
Ufficio Stampa LILT Ragusa 11.03.2016
Marzo 8, 2016
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OGNI ORA IN ITALIA 40 NUOVE DIAGNOSI DI TUMORE

Le accise del tabacco finanzino un Fondo nazionale per l’oncologia. E’ questa la richiesta dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), che ricorda come ogni ora in Italia siano oltre 40 le nuove diagnosi di tumore, mentre sono 363.300 le diagnosi stimate nel 2015. L’innovazione in oncologia, afferma l’Aiom, ”ha permesso di raggiungere risultati straordinari e la ricerca scientifica ha reso disponibili armi sempre più efficaci come l’immuno-oncologia e le terapie target personalizzate”. In diciassette anni (1990-2007) infatti, sottolineano gli oncologi, ”le guarigioni sono aumentate del 18% tra gli uomini e del 10% tra le donne”. Ma per far fronte alle necessità di quell”esercito’ di persone, circa 3 milioni di cittadini, che combattono contro la malattia, l’Aiom chiede appunto l’istituzione di un Fondo Nazionale per l’Oncologia. Lo Stato, evidenziano gli oncologi, ”oggi ricava circa 11 miliardi di euro dalle accise del tabacco e impiega queste risorse in vario modo; ne basterebbe una piccolissima parte, anche solo il 5%, per finanziare il Fondo e garantire pieno accesso ai tanti farmaci innovativi che arriveranno sul mercato e che potrebbero cambiare le aspettative di vita di molti pazienti”.
da ANSA.IT Salute&Benessere del 07.03.2016
Marzo 4, 2016
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GIORNALISTA RISARCITA. ALLA TV CONTESTATO L’ATTEGGIAMENTO “PERSUASIVO” E NON SANZIONATORIO

Il datore di lavoro non può chiudere tutti e due gli occhi sui dipendenti che non rispettano il divieto di fumare e pensare di essere in regola con la legge per il solo fatto di aver predisposto qualche circolare anti-fumo. L’avvertimento viene dalla Cassazione e il primo datore a sperimentare sulla sua pelle la linea dura degli “ermellini” con imprenditori e aziende lassiste, è stata la Rai. La tv pubblica è stata infatti giudicata “manchevole” nel prendere provvedimenti contro chi ha continuato ad appestare i colleghi nonostante le sigarette fossero state messe al bando in uffici, corridoi, studi e redazioni. Per questo motivo la Suprema Corte ha confermato la condanna dell’azienda a risarcire con quasi 32mila euro più interessi, i danni biologici e morali da fumo passivo subiti da una giornalista ora in pensione, ex conduttrice del Tg3. Senza successo Viale Mazzini si è difesa sostenendo di aver adottato tutte le misure contro il fumo. Ma la tv pubblica ha avuto ben poco da esibire a sua discolpa. Ad avviso della Suprema Corte, infatti, circolari e direttive – che sono l’unica cosa che la Rai ha detto di aver messo in campo – “non costituiscono, evidentemente, misura idonea a contrastare i rischi da esposizione da fumo passivo” se non si fanno rispettare con sanzioni. Queste disposizioni contro il fumo in tutti gli ambienti di lavoro della tv pubblica – rilevano gli “ermellini” condividendo quanto appurato dalla Corte di Appello di Roma – rimanevano “praticamente inattuate” perchè l’azienda aveva scelto la strada del “cosiddetto approccio persuasivo e non repressivo” sottolinea il verdetto 4211 della Cassazione. Una sentenza che fa sentire il fiato sul collo anche agli altri datori di lavoro tolleranti con i fumatori incalliti. Prova del “permissivismo” di Viale Mazzini sul vizio del fumo, è la circostanza che la Rai, nemmeno nel materiale difensivo depositato in Cassazione, – affermano i supremi giudici – ha dato prova “dell’effettiva inflizione di qualche sanzione disciplinare” ai trasgressori del divieto di accendere sigarette, sottolinea la sentenza scritta dal consigliere Federico De Gregorio, collegio presieduto da Federico Roselli – è stata una “manchevole condotta” per la quale è stata riconosciuta la responsabilità di natura contrattuale dell’emittente pubblica, nei confronti della giornalista, “per non avere posto in essere misure idonee a prevenire la nocività dell’ambiente lavorativo derivante dal fumo”. In base alle perizie svolte sia in primo che in secondo grado, era emersa “la riconducibilità eziologica della patologia riscontrata a carico della lavoratrice alle condizioni di lavoro, ravvisando un danno biologico pari al 15% con conseguente risarcimento”. Il ricorso della giornalista è stato accolto per quanto riguarda il demansionamento che la professionistra avrebbe subito dalla Rai dopo che le era stata tolta la conduzione del Tg3. Su questo punto ci sarà un processo d’appello bis. Rigettato, invece, il controricorso con il quale Viale Mazzini contestava la sua responsabilità per danni da fumo passivo.
Margherita Nanetti da LA SICILIA del 04.03.2016