La LILT informa: DOBI LEVEL, una nuova tecnologia.

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La LILT ha partecipato attivamente, in questi anni, alla ricerca in ambito diagnostico del CA mammario, grazie alla partecipazione nel programma di raccolta casi del comitato scientifico DOBI GROUP. I test diagnostici comparativi, con esito ampiamente positivo, sono stati eseguiti con una nuova tecnologia denominata DOBI (Dynamic Optical Breast Imaging). Questa nuova tecnologia, inventata alla Harward University e sviluppata in Italia grazie alla collaborazione di una serie di centri di diagnosi coordinati da un comitato scientifico con il quale abbiamo partecipato, ha dato risultati positivi per la diagnosi precoce del CA mammario grazie anche all’utilizzo di un metodo valutativo diagnostico (DOBI LEVEL), messo a punto in Italia. Questa metodica si basa sulla individuazione e quantificazione della neoangiogenesi tumorale direttamente connessa con la formazione e lo sviluppo della maggior parte delle patologie tumorali della mammella. L’alta sensibilità (oltre il 90% anche in caso di seni densi) e l’ottima specificità (oltre l’80%) la rendono utile sia per la diagnosi precoce (screening volontario per le donne giovani) sia per la diagnosi differenziale in ausilio alla mammografia o all’ecografia in caso di rscontri dubbi per i limiti di queste altre metodiche. Grazie alle ricerche condotte dall’Istituto Tumore Pascale di Napoli, dalla LILT, dalla Mangigalli e dal Fatebenefratelli di Milano, dagli Istituti clinici Zucchi, dal Progetto Moira promosso dalla Regione Lombardia e dal Politecnico di Milano e, infine, da una serie di altri centri diagnostici specializzati, l’esame DOBI è particolarmente indicato per:

1) Diagnosi precoce in donne giovani (20-45 anni in particolare per donne con fattori di rischio in abbinamento all’ecografia);

2) Monitoraggio recidive;

3) Diagnosi differenziale in ausilio in caso di mammografie dubbie.

Le principali caratteristiche del sistema DOBI, sono rappresentate da:

- non emette radiazioni ionizzanti e quindi, oltre a non essere un esame invasivo e potenzialmente dannoso, non necessita di particolari accorgimenti per l’installazione e non ha costi di manutenzione rilevanti durante l’utilizzo;

- non è un esame doloroso in quanto non viene compressa la mammella;

- è un esame veloce e ripetibile anche spesso perchè non è invasivo;

- l’acquisizione dell’esame può essere effettuata da un infermiere specializzato e non necessita della presenza di un tecnico di radiologia;

- l’esame può essere refertato da un medico esperto in senologia, ma non necessariamente un radiologo;

- è dotato di un sistema Pacs per la refertazione da un remoto qualora si rendesse necessario e l’esame non è operatore dipendente;

- è possibile partecipare a corsi di formazione specifici condotti da medici esperti.

Ufficio Stampa LILT Ragusa 07.08.2012

Tumori: chemioterapia può aumentare ricorrenza.

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INDAGINE RILEVA “EFFETTO INVERSO” CHEMIO

La chemioterapia mirata a distruggere le cellule cancerose nei pazienti colpiti da tumore puo’ avere un effetto inverso al desiderato, ossia aumentare i rischi di una ‘ricrescita veloce’ della neoplasia che a quel punto non risponde piu’ ai trattamenti .
A fare la “completamente inattesa scoperta” e’ stato un team di scienziati del Fred Hutchinson cancer center di Seattle: i ricercatori hanno osservato che la chemioterapia non solo come e’ noto uccide le cellule che si dividono velocemente – ossia quelle cancerose – ma crea al tempo stesso danni nelle cellule sane,inducendo la secrezione della proteina WNT16B che ‘sostiene’ la crescita delle cellule tumorali.
Il meccanismo osservato in campioni di tessuto sia sano che malato prelevati da pazienti colpiti dai tumori della prostata, del seno e delle ovaie, consiste nella aumentata secrezione della proteina da parte delle cellule sane che circondano il cancro. La “WNT16B” viene quindi ‘agganciata’ dalle cellule tumorali che inziano a crescere nuovamente.
“L’incremento di questa proteina e’ stato un risultato decisamente inatteso – ha detto l’autore della ricerca Peter Nelson – ma i nostri test mostrano che ‘WNT16B’, una volta secreta, interagisce con le cellule tumorali vicine causandone la crescita, l’invasione di aree circostanti e la resistenza a future terapie”.
“I nostri risultati – si legge nel rapporto pubblicato su ‘Nature Medicine’ – illustrano come siano i danni nelle cellule sane causati dalla chemioterapia che possono contrbuire direttamente al ritorno del tumore”.

da ANSA.IT Salute&Benessere del 08.08.2012

Staminali: sono loro le responsabili della ricomparsa tumori.

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Sono le cellule staminali le responsabili della ricomparsa di un tumore dopo il fallimento di una cura: lo dimostrano tre studi indipendenti, due dei quali pubblicati su Nature e l’altro pubblicato su Science. Le ricerche, condotte sui topi, riguardano rispettivamente il piu’ aggressivo dei tumori al cervello, il glioblastoma, un tumore alla pelle e un tumore dell’intestino. La scoperta chiarisce la controversa questione sul ruolo delle staminali del cancro nelle recidive dei tumori e potrebbe avere implicazioni per potenziali terapie.
Le ricerche pubblicate su Nature sono coordinate da Luis Parada dell’universita’ americana del Texas e da Cedric Blanpain della Libera universita’ belga di Bruxelles. Nella prima i ricercatori hanno ‘inseguito’ le cellule tumorali del glioblastoma e hanno scoperto un sottoinsieme di cellule che dopo un trattamento fallito di chemioterapia sembrano essere la fonte di un nuovo tumore. Gli autori dimostrano, inoltre, che colpire queste cellule e’ un strategia efficace per arrestare la crescita del tumore. Nello studio belga i ricercatori hanno seguito la progressione del tumore nel cancro alla pelle e anche in questo caso hanno osservato una sottopopolazione di cellule tumorali con proprieta’ simili alle staminali che dà origine a cellule tumorali.
Nello studio pubblicato su Science e guidato dall’olandese Schepers Arnout dell’University Medical Center Utrecht i ricercatori hanno invece rilevato un gruppo di cellule staminali che alimentano la crescita di tumori intestinali nei topi. In particolare è stato monitorato il destino di una cellula staminale negli adenomi intestinali, uno stadio precoce del tumore all’intestino. E’ stato scoperto che una sottopopolazione di cellule dell’adenoma esprime un gene chiamato Lgr5 che stimola la formazione degli adenomi. Queste cellule, che rappresentano circa dal 5 al 10 per cento delle cellule degli adenomi, generano ulteriori cellule con il gene Lgr5 facendo ‘rigenerare’ il tumore. L’idea che una piccola popolazione di cellule staminali all’interno di un tumore possa far sviluppare le cellule del tumore generando recidive, sottolineano gli esperti, e’ al centro di uno dei dibattiti piu’ vivaci nella ricerca sul cancro contemporanea. Se queste cellule staminali esistono, concludono gli esperti, potrebbero essere un obiettivo importante per i nuovi farmaci antitumorali.

da ANSA.II Salute&Benessere  del 01.08.2012

Fumo: Codacons, 15 pesticidi in tabacco trinciato “Pueblo”.

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Descritto come naturale e senza additivi, in realta’ contiene 15 pesticidi. E’ il tabacco trinciato, per ‘sigarette fai-da-te’, di marchio ‘Pueblo’. Il risultato arriva da un’indagine del settimanale dei consumatori ‘Il Salvagente’, e sulla base di questi dati il Codacons ha denunciato la societa’ produttrice all’Antitrust.
Il Codacons, rileva una nota, ”a seguito dell’inchiesta realizzata dal settimanale Il Salvagente e anticipata oggi, relativa al tabacco ‘Pueblo’, ha deciso di presentare un esposto all’Antitrust, ai Monopoli di Stato e ai Ministeri della Salute e dello Sviluppo Economico”.
La crisi economica e l’aumento del costo delle sigarette, sottolinea il Codacons, ”ha portato un numero sempre maggiore di italiani a ricorrere alle cosiddette sigarette ‘fai da te’, ossia realizzate in proprio utilizzando il tabacco trinciato. Il prodotto, afferma l’associazione dei consumatori, e’ presentato come molto naturale, ”senza additivi” e ottenuto solo da “100% foglie di tabacchi Virginia. Una miscela tradizionale realizzata con tabacchi americani Virginia, coltivati anche nelle riserve naturali, in condizioni ottimali, dagli indiani pellerossa d’America”.
Dalle analisi di laboratorio condotte per conto de Il Salvagente presso l’Universita’ Federtico II di Napoli, rileva il Codacons, ”sembrerebbe, invece, essere emerso un carico di fitofarmaci, con la presenza contemporanea di 9 insetticidi, 3 fungicidi, 2 nematocidi e un diserbante. Senza considerare poi che, fatta eccezione per il Cymoxanil, la legislazione italiana vieta l’impiego nella coltivazione del tabacco delle altre sostanze rilevate”. Alla luce dei risultati dell’inchiesta, il Codacons ha presentato esposto all’Antitrust ritenendo come ”nella fattispecie in esame si possa configurare l’ipotesi di pubblicità ingannevole”.

da ANSA.IT Salute&Benessere del 01.08.2012