Tumori: a Napoli “sala trucco” in reparto per chemioterapie

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VISAGISTA IN ISTITUTO PASCALE PER CONSIGLI A PAZIENTI MALATE

Una sala trucco nel reparto di Chemioterapia dell’istituto per i tumori Pascale di Napoli dove vengono dispensati consigli alle donne affette da neoplasie su come continuare a guardarsi allo specchio nonostante la malattia. Ogni mercoledi’ e venerdi’, dalle 10 alle 14, il visagista delle dive, Rene’ Bonante e la sua assistente Maria Rosaria Aversa saranno nella sala d’aspetto del reparto per informare le pazienti sull’uso delle creme contro le macchie, le rughe e l’invecchiamento precoce della pelle, provocati dagli antiblastici, ma anche per dare piccoli trucchi su come sistemarsi i foulard, le parrucche e i turbanti quando i capelli cadono e le sopracciglia spariscono sotto l’effetto dei farmaci chemioterapici. ”Si chiama effetto ‘camouflace’ – dice Rene’ – camuffare le occhiaie, la mancanza di luminosita’ della pelle; per gli oncologi dell’istituto dei tumori di Napoli: camuffare il proprio stato d’animo, la paura di non sentirsi piu’ donna e forse piu’ niente”.

da ANSA.it Salute&benessere del 27.02.2012

La LILT di Ragusa porta la prevenzione a scuola.

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Inizieranno il 27 febbraio gli incontri voluti dalla LILT di Ragusa e finalizzati ad illustrare, ai ragazzi del primo biennio del Liceo Scientifico E. Fermi di Ragusa, i vantaggi della “prevenzione primaria” e della lotta contro il fumo, l’alcool e le tossicodipendenze.  Ai saluti del Dirigente Scolastico Dr. Francesco Musarra e della Presidente della Lilt di Ragusa, Maria Teresa Fattori, faranno seguito gli interventi della Dr.ssa Lina Lauria che tratterà l’argomento “Conseguenze sulla salute del fumo di sigarette”, del Dr. Orazio Palazzolo su “Patologie connesse all’abuso di alcool” ed in conclusione della Dr.ssa Giuliana Buscema su “Gli aspetti psicologici delle tossicodipendenze”.  Gli incontri proseguiranno il 2, 5 e 9 marzo alle ore 11,00. 

 

 

Fumo:vizio quasi imbattibile, poca volontà; ci riesce solo 22%

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FONDAZIONE VERONESI: PER 51% CAMPAGNE INEFFICACI NELLA PRATICA.

Le bionde sono difficili da abbandonare, ci vuole molta forza di volonta’ e desiderio di star meglio. Per questo, tra coloro che provano a smettere di fumare solo il 22,2% ci riesce. Il fattore chiave che fa naufragare i tentativi e’ la poca forza di volonta’ (nel 58,2% dei casi) o una dipendenza psico-fisica che non si vuole, o non si riesce, a combattere (22,9%). Sono alcuni dei risultati di un’indagine tra fumatori ed ex della Fondazione Umberto Veronesi e della Fondazione Pfizer, per la campagna ‘No Smoking Be Happy’.
I motivi principali che spingono a smettere sono il miglioramento della salute (62,1%), il ritorno a migliori relazioni sociali e il riscoprire sapori e profumi (48,8%). La preoccupazione per la salute delle famiglia e dei figli e’ determinante solo per il 32,6%, dopo il miglioramento nell’attivita’ fisica (33%).
Tra chi ha provato ad abbandonare il vizio, i centri antifumo (48,3%) e Internet (45,9%) sono considerate le fonti migliori per reperire informazioni e il 51% dichiara di non ritenere efficaci le campagne antifumo perche’ danno informazioni ma non fornisco aiuto a chi decide di provare ad abbandonare il vizio.
Infine, e’ emerso che le donne continuano a fumare perche’ e’ l’unico modo che hanno per rilassarsi. ”Le donne sono sempre state uno dei target – afferma il presidente della Fondazione Veronesi, Paolo Veronesi che ha previsto nella campagna antifumo anche la realizzazione di un’app per Iphone – insieme ai giovani, che abbiamo privilegiato, perche’ colpite in modo particolare dai danni provocati dal fumo”.

da ANSA.ITSalute&benessere – del 22.02.2012

Paolo Veronesi: cancro al seno, curato in tempo si può battere

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Guarire dal tumore al seno diventa sempre più probabile. Ma il cancro deve essere trattato in fase preclinica. Uno studio dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano rileva che su 1.200 casi operati, quando la malattia non si è ancora manifestata apertamente, la possibilità di guarire nei 5 anni successivi all’intervento è del 98%. In Italia, l’incidenza di questo genere di tumore negli ultimi anni si è rilevata costante. Ogni anno si registrano circa 37 mila nuovi casi, 152 ogni 100 mila donne. Le chance di guarigione riguardano l’80% delle pazienti. La prevenzione si rileva sempre la carta vincente. E il consiglio del direttore dell’Unità Chirurgia Senologica, Paolo Veronesi, è quello di cominciare a fare le prime analisi dai 35 anni di età. “E’ consigliabile effettuare ogni anno un’ecografia mammaria. Poi, dai 40 anni una mammografia. In base agli esiti che emergono da quest’ultima, il senologo può decidere con quale cadenza svolgere i controlli“. I soggetti che presentano una predisposizione familiare a possibile origine genetica sono quelli che devono rivolgere una maggiore attenzione alla patologia: in questi casi i controlli devono essere più frequenti. Per incentivare proprio la prevenzione, l’IEO ha stretto alcuni accordi con centri specializzati in senologia, presenti sul territorio nazionale. “E’un’idea finalizzata a evitare viaggi esosi ai pazienti, provenienti dalle altre regioni, cioè quasi il 60%, che chiedono il nostro intervento“, spiega Veronesi. Le collaborazioni con altre strutture sono state siglate in seguito a una serie di verifiche sulle apparecchiature e di incontri di formazione dei radiologi. Così l’IEO ha voluto realizzare una rete di centri che siano in grado di garantire la stessa qualità della diagnostica strumentale e clinica. La prevenzione e le nuove tecniche di intervento facilitano, una rimozione più mirata della neoplasia. “In fase preclinica la tecnica della localizzazione Roll consente di asportare i tumori in maniera mirata senza danni estetici – spiega Veronesi – . Durante l’intervento chirurgico è inoltre possibile effettuare la radioterapia. Una misura efficace in casi selezionati che evita un noioso iter di applicazioni nei mesi successivi all’operazione. Ma anche l’asportazione totale della mammella è divenuta oggi una misura meno invasiva. dal momento che vengono salvate cute e capezzolo ed effettuata la ricostruzione immediata con una protesi al silicone”.

di Filippo Passantino - Il Giornale di Sicilia del 21.02.2012

 

Tumore al seno: calo tasso mortalità del 7% in Ue e in Italia.

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 STUDIO MARIO NEGRI, IN PROSSIMO FUTURO ANCHE MEGLIO.

Il tumore al seno rimane la principale causa di mortalita’ per cancro nelle donne dell’Unione Europea. Tuttavia il tasso di mortalita’ per il cancro alla mammella e’ diminuito del 7% tra il 2002 e il 2006, passando da 17,9 a 16,7 donne ogni 100mila. Un andamento osservato anche in Italia, come ha rilevato lo studio condotto dal Dipartimento di Epidemiologia dell’Istituto ‘Mario Negri’ e pubblicato sulla rivista ‘The Breast’. In Italia, la riduzione nella mortalita’ totale e’ stata del 7,5% nel quinquennio considerato. Nel 2007, la mortalita’ e’ stata di 16,2 donne ogni 100mila, con 11.916 decessi. ”Lo studio – spiega Cristina Bosetti, ricercatrice del Mario Negri – indica una costante riduzione nella mortalita’ per tumore della mammella in Europa negli ultimi 25-30 anni, come negli Stati Uniti. Cio’ e’ dovuto principalmente ai progressi nella terapia”. I cali piu’ significativi sono stati osservati nei Paesi del Nord Europa (-38% nel Regno Unito), mentre sono stati piu’ modesti nei Paesi del Centro ed Est Europa, dove la mortalita’ e’ risultata in crescita fino alla fine degli anni ’90. La diminuzione nella mortalita’ e’ stata piu’ evidente nelle donne giovani (-11,6% tra i 20 e 49 anni nell’Ue), mentre si e’ ridotta con l’avanzare dell’eta’ (-6,6% tra 50-69 anni, -5% a 70-79 anni). Un trend positivo iniziato gia’ nel decennio precedente, dove la letalita’ del tumore al seno era calata di oltre il 15% nell’Ue, dalla fine degli anni ’80 all’inizio degli anni 2000.
Gli andamenti piu’ favorevoli nelle giovani donne suggeriscono che la mortalita’ complessiva di questa patologia in Europa si ridurra’ ulteriormente in futuro. Nell’Ue si stima una diminuzione del 9% tra il 2006 e il 2012, un tasso di mortalita’ attorno a 15 ogni 100mila donne e circa 88mila decessi. ”A fine 2012 – conclude Bosetti – saranno oltre 25mila i decessi evitati ogni anno in Europa rispetto alla mortalita’ degli anni ’80”.

da ANSA.IT – Saluteebenessere – del 13.02.2012

Tumori: 70% bimbi malati soffre anche di depressione.

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Per curare un bimbo malato di cancro la chemioterapia da sola non basta: sette piccoli pazienti su dieci, infatti, sviluppano una depressione che richiede l’intervento di psicologi specialisti. A sottolinearlo e’ l’organizzazione umanitaria Soleterre, nel ricordare che domani ricorre la decima Giornata Mondiale contro il Cancro Infantile.
Secondo Soleterre, ”l’intervento di psicologi specialisti aiuta ad accettare la malattia e le cure, migliorando la risposta del sistema immunitario e la qualita’ di vita dei bambini malati e delle loro famiglie anche dopo la guarigione. La cura non e’ solo medicinale, deve tenere conto di una complessa interazione di fattori culturali, psicologici e affettivi che influiscono sulla sua efficacia”. Secondo le stime del National Comprehensive Cancer Network il 35% degli adulti malati di cancro soffre di alti livelli di stress, un’esperienza emotiva di natura psicologica e sociale nella quale sono compresi problemi invalidanti come la depressione, l’ansia e il panico. Per i minori non esistono dati precisi in merito, dato che sono pochissime le strutture, anche nei Paesi occidentali, che si dedicano alla cura psicologica dei bambini malati di tumore.
L’osservatorio di Soleterre all’interno dell’Istituto Nazionale del Cancro di Kiev ha rilevato che circa il 70% dei bambini malati di cancro soffre di depressione, il doppio degli adulti. Per questo ha ritenuto ”fondamentale inserire sin da subito attivita’ di supporto psicologico nel Programma Internazionale per l’Oncologia Pediatrica, che vede impegnata l’organizzazione nei Paesi in via di Sviluppo e in situazioni particolarmente gravi, come nell’Ucraina del dopo Chernobyl”.

da ANSA.IT Saluteebenessere del 14.02.2012

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